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Addio capitano…

Nella giornata di oggi, all’età di 100 anni, è venuto a mancare Captain Sir Tom Moore… Indimenticabile la sua raccolta fondi, con 100 giri attorno a casa insieme al deambulatore, che portò nelle casse dell’NHS circa 32 milioni di sterline…

Che la terra ti sia lieve, Capitano!


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Sulla datazione presunta o reale del virus ho sintetizzato a beneficio di chi legge ottima inchiesta del Wall Street Journal uscita a marzo.

L’8 marzo il Wall Street Journal pubblica un’inchiesta, a scriverla i suoi cronisti che hanno indagato a Wuhan.

Il 10 dicembre, Wei Guixian, commerciante di pesce, si sente poco bene, teme di avere una brutta influenza. Si reca in un piccolo ambulatorio, le danno dell’antibiotico e torna a casa. Non migliora.

Il 12 va in un ospedale, più attrezzato (Wuhan Red Cross), dove un medico dice: hai la bronchite. Le prescrive medicine e la rimanda a casa. Successivamente la donna si rivolge ad un ambulatorio privato, assume altro antibiotico.

Il 16 le condizioni peggiorano, raggiunge il Pronto soccorso Xiehe Hospital, nulla cambia. Di nuovo rispedita a casa.
Il 18, ossia otto giorni dopo, la ricoverano dopo le pressioni della figlia: del resto il suo stato si era aggravato. Un medico le dirà che ci sono altri due pazienti in gravi condizioni in un altro centro, anche loro frequentavano mercato Hua’nan.

Il 21 sono quasi quaranta le persone con gli stessi sintomi, è il virus. Lo riporterà un’analisi ufficiale cinese diffusa però il 18 febbraio.

Il responsabile delle emergenze dello Xiehe Hospital affermerà di non ricordarsi di Wei, però conferma che i malati con sintomi strani sono iniziati ad arrivare tra il 10 e il 16 dicembre.
Secondo WSJ, che cita fonti mediche cinesi, è in questo periodo che si registra una tendenza nei casi, molti lavoravano nel mercato del pesce. Ma sarà solo alla fine di dicembre che i dirigenti dei vari ospedali comprendono che questa non è una polmonite anomala.

Il 29 dicembre c’è una comunicazione ufficiale alle autorità sanitarie locali.

Il 30 i test rivelano finalmente che si tratta di un virus tipo SARS. Uno dei medici diffonde l’informazione ai colleghi.

Il 31 l’ufficio locale OMS è avvisato dell’esistenza di una polmonite virale.
La conferma ufficiale da parte della Cina di un’epidemia arriva il 9 gennaio e il 12 condividono il genoma con resto del mondo
Ho sintetizzato ma il succo è questo.

Memo. Altre ricostruzioni hanno localizzato i primi casi sempre in Cina a metà novembre, sempre nell’Hubei. Un esperto britannico invece ha ipotizzato settembre, ma in un’altra regione cinese.

Dal Corriere della Sera. Breve estratto.
Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di statistica medica ed epidemiologia molecolare dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, ha provato a mettere dei punti fermi durante un’audizione alla Commissione Igiene e Sanità del Senato.
Nella sua ricostruzione ha affermato che «già intorno a dicembre questo virus avrebbe potuto circolare nelle persone». «Il Nord ha avuto uno tsunami assurdo, imprevisto e imprevedibile — ha detto —. In Italia abbiamo avuto due ingressi epidemici diversi, a due settimane di distanza, come abbiamo visto in un nostro lavoro: uno, con ceppi virali dalla Cina, attraverso l’Europa è andato al centro Italia. Successivamente un ceppo tedesco è andato a infettare la Lombardia e il Nord del Paese.

Guido Olimpio – Corriere


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L’attacco USA sul virus (da Corsera cartaceo) – Giuseppe Sarcina e Guido Olimpio

WASHINGTON – «Ci sono numerose prove che il virus arrivi dal laboratorio di Wuhan. La Cina ha fatto di tutto per tenerlo nascosto. Classica operazione di disinformazione comunista. Ma ne risponderanno».

Il Segretario di Stato americano Mike Pompeo accusa apertamente il Paese guidato da Xi Jinping di non aver arginato la diffusione mondiale del Covid-19. Affermazioni durissime che potrebbero avere un grande impatto sulle relazioni tra le due superpotenze. Intervistato ieri dalla tv ABC, Pompeo ha confermato ma con forza inedita «i sospetti» coltivati negli ultimi mesi.

«Abbiamo detto fin dall’inizio che questo virus ha avuto origine a Wuhan. Ci sono prove enormi. Dobbiamo ricordare che la Cina ha una storia di infezioni propagate nel mondo e una storia di laboratori al di sotto degli standard. Questa non è la prima volta che il mondo si trova esposto a un virus che è il risultato di errori commessi in un laboratorio cinese».

Domanda di ABC: il governo di Pechino ha voluto nascondere la gravità della pandemia in modo intenzionale, per danneggiare i Paesi occidentali? Pompeo non ha risposto. Ha invece insistito sulla mancanza di collaborazione, anche ora che la crisi è mondiale: «Continuano a impedire l’accesso agli occidentali, ai nostri medici migliori. Ma è necessario che i nostri esperti vadano lì. Non abbiamo ancora i campioni di cui abbiamo bisogno». Il capo della diplomazia americana, dunque, rilancia i sospetti avanzati da Donald Trump, giovedì 30 aprile. Il presidente aveva ipotizzato: «Nei laboratori di Wuhan deve essere successo qualcosa di terribile. Può essere stato un errore, qualcosa che si è sviluppato inavvertitamente, oppure qualcuno lo ha fatto di proposito».

L’uscita di Pompeo va inserita in uno scenario ancora opaco, con i servizi segreti che sembrano strattonati per motivi politici mentre il Dipartimento di Stato sta progressivamente affinando la sua posizione. Nessuno, e Pompeo lo ha detto con chiarezza, mette in dubbio la prima conclusione dell’intelligence. Il 30 aprile la DNI, la direzione che coordina tutte le agenzie di spionaggio, aveva precisato: «il virus non è stato creato dall’uomo e neppure manipolato, indaghiamo con rigore per capire se possa esserci stato un incidente nel laboratorio di Wuhan».

E’ una posizione attendista, accompagnata da indiscrezioni sulle presunte pressioni della Casa Bianca sulla CIA, due mondi che da quando c’è Trump non si sono mai amati. Le posizioni pubbliche si intrecciano con ricostruzioni sui media. Il quotidiano australiano Daily Telegraph sostiene di essere entrato in possesso di un report di 15 pagine elaborato dagli 007 del patto «Five Eyes», ossia Australia, USA, Gran Bretagna, Nuova Zelanda e Canada. Cosa dice? I cinesi hanno eliminato prove, hanno silenziato testimoni scomodi, non hanno fornito elementi utili per realizzare il vaccino. Sull’origine dell’epidemia esiste un disaccordo se sia nata nel laboratorio o nel mercato. Il documento sposa alla perfezione con l’appello a fare chiarezza avanzato da USA, Germania, Francia e Australia, quest’ultima molto determinata nell’invocare un’inchiesta internazionale. Mossa che non implica necessariamente una causa dolosa del disastro ma punta a evidenziare errori e mancanze.

La palla torna alle spie, con l’impegno a indagare: però ci si chiede quali possibilità hanno di scoprire informazioni riservate. Gli esperti hanno avanzato dubbi, la CIA stessa ha perso molte fonti. Magari si spera che qualcuno accetti di collaborare aprendo una breccia nella muraglia cinese. Si parla di intercettazioni e persino di una gola profonda. Forse si tratta di mosse di guerra psicologica, vogliono infastidire Pechino seminando il dubbio in uno scontro che va oltre il Covid 19. Al tempo stesso c’è la necessità di tutelare eventuali informatori.

Gli americani stanno lavorando anche sul piano diplomatico. Il tentativo è di coinvolgere più Paesi possibili per chiedere una commissione di inchiesta internazionale, una volta che sarà superata la fase più acuta dell’emergenza. Le prime manovre si stanno sviluppando in questi giorni all’interno dell’OMS, l’Organizzazione mondiale della Sanità. La delegazione americana ha cominciato con gli alleati tradizionali: i Paesi europei, Canada e Giappone. A Washington si spera che la Cancelliera Angela Merkel dia un seguito concreto alla richiesta di trasparenza, rivolta la settimana scorsa ai dirigenti del Partito comunista cinese.

Infine, c’è il fronte interno agli Stati Uniti. Lo spirito anti-cinese sta crescendo tumultuosamente e non solo nella capitale. I Governatori repubblicani del Missouri, Mike Parson, e del Mississippi, Tate Reeves, hanno deciso di citare in giudizio il governo cinese. L’iniziativa ha subito suscitato obiezioni di tipo giuridico. Ma il significato politico è chiaro e certamente non è sfuggito a Pechino.

Nel Congresso fioriscono le ipotesi per punire la potenza asiatica. C’è chi come Marsha Blackburn, senatrice repubblicana del Tennessee propone di cancellare il rimborso dei titoli in scadenza oppure di non versare gli interessi (mediamente pari all’1,2%) sui 1.100 miliardi di titoli Usa in possesso dei cinesi (è il 4,5% sul totale di 24 mila miliardi). Il senatore repubblicano Tom Cotton, invece, interlocutore assiduo di Trump, chiede di sganciare l’economia americana da quella cinese e vuole farlo per legge, imponendo alle multinazionali statunitensi attive in Cina di rientrare.

In tutto ciò Trump vorrebbe pure preservare il rapporto personale eccellente con il presidente Xi Jinping. Ma è difficile immaginare che il leader cinese si faccia processare come l’untore numero uno del contagio mondiale.


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L’OTTIMISMO CHE VIENE DALLA CONOSCENZA – Guido Silvestri

Bollettino del 15 Aprile 2020

Il bollettino di oggi parte dall’andamento dei nuovi casi di COVID-19 a livello mondiale, poi discute TRE importanti articoli scientifici usciti oggi a stampa sulla rivista Nature Medicine — una delle più importanti a livello mondiale (Impact Factor = 30.6, quarto a livello assoluto dietro a Nature, Science e Cell, nell’ordine). Infine spiegherò brevemente perché l’ottimismo che viene dalla conoscenza è l’approccio giusto a questa pandemia.

1. QUADRO GLOBALE

Lo vedete nel grafico qui sotto aggiornato al 14 aprile (fonte: European CDC). La curva generale sembra da ormai una decina di giorni in fase piatta se non addirittura decrescente, e si spera che nei prossimi giorni inizi un declino sempre più netto. Da notare che il numero dei nuovi casi per giorno non sembra aumentare più né in Europa (parte gialla), né in America (parte arancione), rimane stabile in Asia (parte grigia) e continua ad essere molto basso in Africa (parte blu). Tutto fa presagire che questa prima “ondata globale” di COVID-19 sembra essere arrivata, se non ancora alla fine, almeno all’inizio della fine.

2. COVID-19 NEI BAMBINI

Lo studio di Xu et al descrive in dettaglio dieci bambini con COVID-19 diagnosticato attraverso tampone ed esaminati dal punto di vista clinico, laboratoristico, e radiologico (Nature Medicine 2020; 26: 502-505). La conclusione centrale è che NESSUNO di questi bambini ha avuto sintomi o segni di malattia severa o critica, mentre tutti hanno avuto disturbi molto leggeri che sono spariti nel giro di alcuni giorni, con tampone che si è negativizzato. Questo studio è importante perché conferma ancora una volta che COVID-19 è una malattia molto lieve nella popolazione pediatrica (e questa è una cosa estremamente positiva che non bisogna mai scordarsi di enfatizzare).

3. LETALITA’ DA COVID

Lo studio di Wu et al. descrive una indagine della letalità associata a COVID-19, definita come “case fatality risk” o rischio di morire dopo aver sviluppato i sintomi della malattia, condotta su oltre 48.000 pazienti di Wuhan e dintorni (Nature Medicine 2020; 26: 506-510). Lo studio conclude che la letalità da COVID-19 è del 1.4% (intervallo di confidenza 0.9%-2.1%), e conferma come questo indice si impenni dopo i 60 anni. Il punto più importante è che, di fatto, il 98.6% dei pazienti con COVID-19 guarisce – riflettiamo un attimo su questo numero. Rapportato alla situazione italiana lo studio suggerisce che il numero di “infettati” sia più alto di quelli confermati di un fattore 10 (asserzione da confermare sperimentalmente con studi sierologici sulla popolazione).

4. ORIGINE DEL VIRUS

Il terzo studio analizza le sequenze di SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19, e descrive le aree di somiglianza e differenza con gli altri coronavirus dell’uomo, dei pipistrelli e del pangolino (KG Andersen et al., Nature Medicine 2020; 26: 450-452). E’ uno studio molto elegante ma che richiede, per esser compreso, una certa conoscenza di base di genetica dei virus che non si può improvvisare in pochi minuti. Per questo non posso spiegarlo in dettaglio, se non per ribadire con fermezza come questo lavora dimostri in modo chiarissimo che la teoria del virus fatto in laboratorio (che è il “piccolo grande amore” di complottisti e virologi della domenica) non abbia alcun senso. Da notare anche che lo studio ritiene possibile non solo l’ipotesi che il virus abbia avuto origine nell’animale ma anche quella secondo cui sia comparso in seguito a mutazioni avvenute direttamente nell’uomo.

5. ALTERNATIVE ALL’OTTIMISMO DELLA SCIENZA?

Come detto molte volte, la principale ragione di essere ottimisti davanti a questo virus (che, diciamolo, è una gran rotta di scatole) sta nel fatto che abbiamo, grazie alla scienza, gli strumenti per conoscerlo e quindi bloccarlo. Oggi voglio ricordare la suprema stupidità di due alternative all’ottimismo consapevole della scienza.

La prima è il “negazionismo nano-imbecille” (lascio a voi decifrare l’etimologia di questa definizione), una teoria secondo cui COVID-19 non esiste, e se esiste è una malattia più lieve dell’influenza. Corollario della teoria è che le misure di isolamento siano inutili. Giudizio finale: RESPINTO
[PS: Corre voce che gli ideatori di questi teoria abbiano scoperto che il vaccino contro COVID-19 è pieno di nono-particelle. Ma, direte voi, il vaccino non c’è ancora, come hanno fatto? Niente paura, questi sono scienziati geniali, e per risparmiare tempo si sono portati avanti col lavoro]

La seconda alternativa è il “catastrofismo creativo”, cioè quel modo di informare secondo cui bisogna sempre vedere nero, anche a costo di creare fatti che non esistono proprio. Di esempi qui ce ne sarebbero a non finire, dai titoli di giornale alle catene di sant’Antonio nei social. Catastrofe in America, India distrutta, Wall Street chiude, non c’è più cibo, la fine del mondo, anzi, la fine dell’universo. Sono meno pericolosi dei nano-negazionisti, perché se non altro non mettono a rischio la tua salute (almeno quella fisica), ma è un modo di ragionare che non capisco proprio.

Ripeto come un disco rotto: lasciamo lavorare i ricercatori di laboratorio, che tra antivirali, immune-modulatori, anticorpi monoclonali, plasma convalescente e vaccini a questo povero virus lo stanno letteralmente massacrando. Lasciamo lavorare medici, infermieri ed altri operatori sanitari, che stanno imparando sempre meglio a curare questi malati. Lasciamo lavorare igienisti ed epidemiologi, che con sempre maggior successo controllano la diffusione del virus.

Ci vorrà ancora un po’ di tempo, non c’è dubbio, ma lasciamo lavorare la scienza, e per SARS-CoV-2 non ci sarà speranza!


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L’OTTIMISMO CHE VIENE DALLA CONOSCENZA – Bollettino del 7 aprile 2020 – Guido Silvestri

Ecco le buone notizie di oggi, in modo che chi mi legge in Italia possa iniziare questa nuova giornata all’insegna dell’ottimismo e della speranza!

1. IL CALO DEI NUOVI CASI IN ITALIA.
Devo ammetterlo: c’è voluto un po’ di più di quanto mi aspettassi dopo la grande chiusura del 9-10 marzo, ma il calo dei nuovi casi (e dei morti per giorno) sta finalmente avverandosi, in modo non velocissimo ma costante [vedete i due grafici postati qui sotto]. Se seguiremo l’esempio della Cina nel giro di 3-4 settimane i nuovi casi saranno ridotti del tutto o quasi. Direi quindi che la “triplice alleanza” di isolamento, immunità naturale ed arrivo della bella stagione sta iniziando a fare effetto in modo significativo. Poi naturalmente NON bisognerà cantare vittoria e mettersi a fare la cicale, ma si dovrà definire la migliore strategia per gestire la transizione pandemia –> endemia (e di questo parleremo nei prossimi giorni).

2. CATASTROFE AMERICA? NO GRAZIE

Due giorni fa un prestigioso giornale italiano intitolava “Catastrofe America”. La situazione è effettivamente critica a New York, e dura a Detroit, Chicago e New Orleans. Vanno invece meglio del previsto le cose a Los Angeles (dove si temeva un disastro), San Francisco, Seattle, Philadelphia, Texas e Florida (oltre che Atlanta). E’ di oggi la notizia che la previsione dei morti totali da COVID-19 in USA del prestigioso Institute for Health Metrics and Evaluation (http://covid19.healthdata.org/) della University of Washington a Seattle, è passata dal range 100.000-240.000 – che aveva fatto gridare alla catastrofe – al range 49.000-136.000. Sempre tanti, ma molto meno della previsione precedente.

3. IL GENERALE BEL TEMPO

Come detto molte volte, si moltiplicano i segnali secondo cui COVID-19 è meno contagiosa ed anche meno letale dove fa più caldo. Ai dati di South-East Asia, Africa, Middle-East e Central America/Caribbean fa riscontro il marcato gradiente di mortalità Nord-Sud che si riscontra in Italia, in Spagna e qui in America, dove l’80% dei morti si contano negli stati più a Nord (dove però vive solo il 40% degli americani). Ricordo che i Coronavirus hanno da sempre un andamento stagionale. Infatti, quando ho chiesto al mio amico Ralph Baric – professore alla University of North Carolina e scienziato che sta a questi virus come Maradona sta al calcio – se il caldo ci aiuterà, la sua risposta è stata: “There is no doubt about it”.

4. LA SCIENZA ALL’ATTACCO

La scienza è ogni giorno all’attacco contro COVID-19, ed ogni giorno si potrebbero scrivere molte storie. Oggi ne racconto una che viene proprio dalla nostra Emory University e riguarda il farmaco EIDD-2801, prodotto del Emory Institute for Drug Development diretto da George Painter e Dennis Liotta (già co-inventore di Emcitrabine, un farmaco usato su milioni di pazienti con HIV). EIDD-2810 è un inibitore dell’enzima chiave del coronavirus, la RNA polimerasi RNA dipendente, ed a differenza del suo “cugino” Remdesivir è efficace anche per via orale. La efficacia di EIDD-2801 contro vari coronavirus (tra cui SARS-CoV-2) è stata dimostrata in un articolo apparso oggi sulla prestigiosa rivista Science Translational Medicine, in uno studio fatto in collaborazione con “Maradona” Baric e scienziati della Vanderbilt University. Presto inizieranno gli studi clinici sull’uomo.


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UNA IMPORTANTE IPOTESI

Bollettino del 3 aprile 2020 – Guido Silvestri

Perdonatemi se anche oggi vi “bombardo” di numeri, ma in una situazione come questa la SFIDA per noi – e lo dico come essere umani ed al di là del nostro background specifico – è di mantenere la freddezza di ragionare (e prendere decisioni) basandosi su DATI NUMERICI e non sulle nostre storie e/o impressioni personali, che possono essere emotivamente forti, ma rimangono scientificamente insignificanti.

I dati epidemiologici che abbiamo, a cui io faccio spesso riferimento, sono senz’altro incompleti, biasati, “sporchi”, ma sono validati dagli enti che li raccolgono (WHO, CDC, Protezione Civile, etc), e ci permettono una continuità di valutazione, anche statistica. Se rinunciamo ai numeri, ci restano solo rumori e leggende (oltre alle bugie dei ciarlatani) – tutte cose a cui non possiamo lasciare campo libero.

Fatta questa premessa, proviamo a spiegare alcuni “paradossi” di questi giorni. Partiamo dal 10 marzo, giorno in cui è iniziato l’isolamento della popolazione in Italia (negli USA, come sapete, si è iniziato più tardi). Il 10 marzo i casi confermati di COVID-19 erano 10.149 in Italia e 1.025 negli USA – quindi circa un decimo che in Italia. Sempre al 10 marzo, i morti erano 631 in Italia e 28 negli USA.

Nei 23 giorni seguenti il numero dei casi italiani sale a 115.242 (aumento di ~11 volte), mentre negli USA sale a 245.213, oltre il doppio dell’Italia. Nello stesso periodo, i morti sono 13.184 in Italia e 5.110 negli USA. In base a questi numeri, la letalità da COVID-19 sarebbe 12.1% in Italia e 2.1% negli USA (ricordando che in entrambi i paesi c’e’ un picco regionale di mortalità: Lombardia e New York, rispettivamente).

Con questi numeri in mano bisogna porsi almeno tre domande:
1. Perché l’infezione sembra diffondersi molto più rapidamente negli USA che in Italia?
2. Perché la letalità di COVID-19 sembra essere molto più alta in Italia?
3. Come si mettono insieme queste due osservazioni apparentemente in contrasto tra loro?

Provo a rispondere con tre ipotesi.

Ipotesi 1: L’infezione si diffonde più rapidamente negli USA perché c’è meno isolamento, e la letalità americana aumenterà presto per raggiungere i livelli italiani. L’ipotesi cozza col fatto che la letalità calcolata negli USA è rimasta simile tra il 10 marzo ed oggi (tra il 2 ed il 2.5%), mentre secondo questo modello sarebbe dovuta aumentare da tempo.

Ipotesi 2: L’infezione si diffonde di più negli USA perché c’è meno isolamento, ma la letalità in Italia è più alta per problemi specifici della sanità italiana. Di questo ho parlato nel post “Perché tanti morti in Italia”, ma è difficile credere che la gestione clinica della stessa malattia dia un risultato così diverso in due paesi dove si pratica lo stesso tipo di medicina.

Ipotesi 3: L’impressione di una diffusione rapida di SARS-CoV-2 negli USA nasce dalla enorme capacità di fare tamponi, che ha permesso di diagnosticare molti casi che altrimenti sarebbero rimasti sommersi. Questa ipotesi spiegherebbe anche l’apparente alta letalità italiana postulando un numero molto alto di infezioni non diagnosticate.

La ipotesi 3 è supportata dalla osservazione, comune ad USA e Italia, che quando si aumenta la “capacità diagnostica” del sistema (in altre parole, quando si fanno più tamponi) si trova un numero sorprendentemente alto di positivi.

Come si confermerà se la ipotesi 3 è giusta?

Semplice: attraverso studi sierologici a tappeto della popolazione nel periodo post-pandemia (o, ancor meglio, cominciando fin da adesso).

Quali sono le IMPLICAZIONI PRATICHE dell’ipotesi 3?

Ce ne sono due importanti, e sono entrambe BUONE NOTIZIE.

La prima è che, se i casi non-diagnosticati di infezione con SARS-CoV-2 sono molto numerosi, la letalità reale di COVID-19 sarebbe molto più bassa di quanto calcoliamo adesso, probabilmente sotto l’1%.

La seconda è che il livello di immunità verso SARS-CoV-2 nella popolazione sarebbe più alto di quanto si pensi, così rendendo meno drammatica la possibilità di una seconda ondata di COVID-19 alla “riapertura” delle porte (che non possono rimanere chiuse per sempre) o con il tornare del freddo, che è il clima preferito dai Coronavirus.

Ricordo che molti centri, tra cui il nostro, stanno lavorando furiosamente per mettere a punto test sierologici ad alta sensibilità e specificità, che saranno fondamentali per gestire la TRANSIZIONE dalla fase della pandemia a quella dell’endemia evitando disastri tanto alla salute pubblica quanto all’economia.

Di questi argomento – ed in particolare delle analisi sierologiche – torneremo a parlare in dettaglio nei prossimi giorni e… lo faremo con un paio di SORPRESE.


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🔴 Riepilogo del 03/04 su COVID19:

1) 1.015.709 casi confermati, 53.069 decessi, 211.409 guarigioni

2) 926k casi internazionali

3) USA 245.213
3.1) Italia 115.242
3.2) Spagna 112.065
3.3) Germania 84.794
3.4) Cina 82.443
3.5) Francia 59.929
3.6) Iran 50.468
3.7) UK 34.173
3.8) Svizzera 18.827
3.9) Turchia 18.135
3.10) Belgio 15.348
3.11) Olanda 14.788
3.12) Canada 11.284
3.13) Austria 11.129
3.14) Corea del Sud 10.062

4) Negli USA il 22% dei ricoverati in terapia intensiva NON ha patologie pregresse.

5) Purtroppo, così come è stato per i tamponi, ieri è emerso che nemmeno il numero dei guariti è registrato in modo omogeneo. Il totale del guariti è infatti dato sia da chi effettivamente è negativizzato, sia da chi semplicemente è stato dimesso dall’ospedale senza la verifica della negatività al virus.
5.1) I dati italiani sono troppo ballerini

6) Ai cittadini di NY è stato consigliato di mettersi una sciarpa o un bandana sul naso, quando in pubblico. Siamo alla frutta, purtroppo.

7) Ieri abbiamo superato il milione di casi accertati nel mondo. I decessi accertati hanno superato quota 50k

8) La Svezia continua la sua strategia inversa. Tutto aperto, tutti in giro.

🔴 Ecco la mappa su base provinciale dei tamponi positivi covid-19 aggiornata al 03/04/2020

🔴 Coronavirus: aggiornamento 3 aprile
119.827 casi confermati:
60,4% in isolamento domiciliare + “Dimessi/Guariti”
32.809 pazienti in ospedale, di cui 4.068 in terapia intensiva
14.681 deceduti (tasso grezzo di letalità 12,3%

🔴 Covid-19: possibile nuovo cluster infettivo ad Hong Kong – asiatimes.com

🔴 Hopeful news for 🇮🇹: Italy’s daily cases have plateaued. However that just means new cases are not on the rise. “Some experts have warned that Italy’s falling case count may be because of a decline in daily testing numbers”. – amp.ft.com

🔴 Medici russi che hanno disinfettato la casa di riposo “San Lorenzo” a Gromo (BG) raccontano casi di coronavirus fulminante: persone asintomatiche che vanno a letto la sera e non si risvegliano più.

🚨It took four months for the world to hit 500,000 cases of COVID19

🚨It took one week to hit 1,000,000.

🔴 La diffusione del Covid19 in Corea del Sud si stabilizza, ma restano criticità sulle infezioni importate e sui focolai a Seul e nelle zone limitrofe: i casi di giovedì si attestano a 86, superando quota 10.000 nel complesso, a 10.062.

🔴 Il Ministero della difesa russo risponde a La Stampa che aveva attaccato gli aiuti russi all’Italia. “Ai committenti della russofobia de La Stampa, raccomandiamo loro di fare proprio un’antica massima: Qui fodit foveam, incidet in eam (Chi scava la fossa, in essa precipita)”.

🔴 Sta sfiorando ormai i quattro miliardi di dollari la perdita economica stimata dalla Compagnia petrolifera libica Noc in seguito alle chiusure di oleodotti e terminal imposte dal generale Khalifa Haftar nella sua campagna per la conquista di Tripoli.

🔴 I casi positivi di Coronavirus hanno raggiunto oggi in Israele la cifra di 7030 ed i decessi sono stati finora 36. Lo rende noto il ministero della sanità. Al momento 95 malati sono in rianimazione e altri 115 sono giudicati in condizioni gravi.

🔴 Gli americani sottoposti all’ordine di stare a casa a causa del coronavirus sono 305 milioni, oltre il 90% della popolazione degli Stati Uniti. Lo riferisce la CNN.


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🔴 Messico: state in casa fino al 19 aprile. …vorrei ascoltare la reazione dei “cartelli”…

🔴 BREAKING: Moscow will be put on lockdown due to coronavirus, officials say – Interfax

🔴 Coronavirus: Belarus president refuses to cancel anything – and says vodka and saunas will ward off COVID-19

🔴 Ce se stie clar despre Sars-Cov2:
– E posibil s-o dai, dar e probabil s-o iei
– Poate să fie mortală sau formă uşoară
– Nu afectează mortal tinerii sau doar pe unii
– Nu eşti contagios după ce te vindeci sau poți să fii o lună
– Măștile sunt bune dar nu prea ajută
– Spirtul nu dezinfectează, dar nici nu face rău
– Căldura care urmează poate să-l distrugă sau nu
– Poți să fii asimptomatic sau simptomatic
– O să existe un vaccin, la un moment dat
– O să existe tratament sau nu sau poate… sau cine mai ştie
– O să ieşim din case în 2 luni sau în 7 sau în 9 (mai multe)
– L-au dat chinezii, americanii, italienii, liliecii… sau vreun laborator
– Să stăm toți în casă… dar să mergem la job
– Pot să apară încă 1 milion de cazuri sau 100 sau câte or apărea
– Sistemul medical o să facă față sau nu
– Ratele se amână dar se măresc
– Avem nevoie de declarație să ieșim din casă dar nu o verifică nimeni
– Putem ieși din casă cu un cățel dar nu cu unul de pluş
– S-a închis la non-stop
– Ai n-ai virus, stai în casă
– Nu se transmite prin sex, dar poți să îl iei de la o clanță
Important e că ştim totul despre Sars-Cov2

Vă dați seama cum era dacă nu ştiam nimic clar?

🔴 Sondajul zilei:

Ce spirt preferați?

a. Mona

b. Ana


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L’OTTIMISMO CHE VIENE DALLA CONOSCENZA

29 marzo 2020 – Guido Silvestri

Oggi parliamo di un nuovo ed interessante risultato scientifico che viene dalla Cina. Avviso: questo è un post un po’ tecnico ma con IMPORTANTI IMPLICAZIONI PRATICHE, quindi leggetelo fino in fondo!

Uno degli aspetti più importanti da chiarire su COVID-19 è la sorte dei pazienti cosiddetti “guariti”. Sto parlando di quelle persone che hanno avuto l’infezione, confermata da un tampone positivo, ma l’hanno superata dal punto di vista clinico, cioè stanno bene, ed ora hanno un tampone negativo. Queste persone NON sono poche. Teniamo presente che solo in Italia ne abbiamo 12.384, secondo i dati ufficiali – ma in realtà sono molte di più, considerando quante delle infezioni da COVID-19 sono rimaste senza diagnosi, in quanto asintomatiche o lievi.

Le domanda che tutti ci poniamo sono: questi soggetti “guariti” sono resistenti ad una re-infezione con il virus? E sì, per quanto tempo? E come possiamo monitorare questo stato di immunità, sia a livello di specifiche aree geografiche che nel corso del tempo?

Il tutto tenendo presente che rispondere a queste domande ha delle implicazioni molto profonde al momento di scegliere la strategia sul come “riaprire” il sistema Italia (ma anche i sistemi USA, Francia, Spagna, etc). Perché è ovvio che questa “chiusura” dovrà finire abbastanza presto.

LO STUDIO

Ieri è uscito su MedRxiv – una piattaforma online per studi non ancora “peer reviewed” – un interessante studio longitudinale di un gruppo cinese che cerca di rispondere ad alcune di queste domande studiando il sangue 80 soggetti guariti da COVID-19 (Lou et al., “Serology characteristics of SARS-CoV-2 infection since the exposure and post symptoms onset”).

L’articolo ha indagato la cinetica temporale di anticorpi contro il virus SARS-CoV-2, che sono stati misurati usando tre forme di enzyme-linked immuno-sorbent assay (ELISA). Lo studio è linkato qui sotto, e questi sono il mio riassunto dei risultati e le mie conclusioni di commento.

IL RIASSUNTO DEI RISULTATI

1. Il risultato centrale dello studio è che il livello di seroconversione in questi 80 soggetti è stato del 98.8% (79 pazienti su 80), con la positività al test rilevata ad una mediana di 15 giorni dal momento di esposizione al virus, e 9 giorni dall’inizio dei sintomi. Da notare, per completezza, che i controlli usati sono persone asintomatiche COVID-negative tampone, ma non persone infettate con uno dei coronavirus “benigni” (che probabilmente non sono facili da trovare).

2. Il secondo risultato importante è che il livello degli anticorpi nel siero dei pazienti in via di guarigione aumenta rapidamente a partire in media dal giorno-6 dopo l’inizio dei sintomi ed è strettamente associato al declino della carica virale. [Da notare che nello studio sono stati misurati non solo il titolo anticorpale totale, ma anche quello delle classi IgG ed IgM, con una sensitività nella prima settimana di malattia al 64.1%, 33.3% e 33.3% (rispettivamente) che poi sale al 100%, 96.7% e 93.3% dopo due settimane.]

3. Bisogna precisare che questo studio NON definisce la durata di questi anticorpi nel siero dei pazienti guariti (cosa per la quale occorre ovviamente più tempo), né dimostra “formalmente” che questi pazienti sono resistenti ad una re-infezione e/o che lo sono a causa di questi anticorpi – d’altronde per dimostrare questo ci vorrebbe un esperimento in cui a questi pazienti viene dato il virus, il che è eticamente inaccettabile.

LE CONCLUSIONI

L’osservazione che quasi tutti i pazienti “guariti” hanno anticorpi contro il virus in quantità misurabile, e che la comparsa di questi anticorpi coincide con la scomparsa del virus è un dato forse non sorprendente, ma che comunque rappresenta un’ OTTIMA NOTIZIA.

Questo perché tali dati supportano la possibilità che (i) la misurazione degli anticorpi contro SARS-CoV-2 possa identificare – a scopo di ricerca e monitoraggio epidemiologico – le persone che sono guarite dall’infezione, e che (ii) in questi pazienti la presenza di anticorpi anti-COVID-19 sia alla base del loro minimo rischio di re-infettarsi e/o ri-ammalarsi, come indicato dai dati clinico/laboratoristici disponibili al momento (anche se non conosciamo la durata di questa protezione).

Come già detto altre volte, solo la scienza – e per scienza intendo virologia, infettivologia, immunologia, epidemiologia, farmacologia, etc – può farci non solo superare questa drammatica crisi il più rapidamente possible e col minimo numero possible di vittime, ma può anche metterci in condizione di gestire in modo sicuro ed efficace la transizione “pandemia–>endemia” che è necessaria per poter ritornare tutti alla nostra vita normale.

POST SCRIPTUM IMPORTANTE:

Per chi non lo sapesse, io scrivo questi post di notte, quando i miei familiari dormono, e rubando ore al riposo. Li scrivo, nonostante la stanchezza enorme che mi sento addosso, perché il momento è duro, e credo sinceramente che solo una BUONA INFORMAZIONE possa infondere SPERANZA ed OTTIMISMO ad una popolazione a cui vengono richiesti sacrifici enormi (e con risultati che tardano ad arrivare).

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Grazie, Guido Silvestri!